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CARTA DEI PRINCIPI

Per una politica che unisce
per una città attiva.

IDEE, NON IDEOLOGIE.

La crescente esasperazione della dialettica è il sintomo più evidente di una politica che si nutre di contrasti, di schieramenti che si tramutano in tifoserie, nei quali prevale la faziosità sulla ragionevolezza, la contrapposizione a prescindere sull’approfondimento dei temi e sul buon senso. È una tendenza che storicamente si accentua nei momenti di crisi, quando la perdita di valori favorisce l’identificazione del singolo in posizioni nette e precostituite, che non sono il frutto di confronto o addirittura lo rifiutano. A questo modo di intendere la politica noi non ci abitueremo: preferiamo anteporre al peso delle ideologie il valore delle idee, liberi di valutare ogni fenomeno e assumere ogni scelta per ciò che è e che vale, senza condizionamenti e preconcetti.

Consideriamo superate le contrapposizioni ideologiche fondate su un approccio alla politica non più attuale, nella convinzione che l’affermazione dei valori universali di uguaglianza, tolleranza, umanità, legalità, rispetto, solidarietà, coerenza, onestà, pari opportunità, non possa essere prerogativa esclusiva o privilegiata di uno schieramento politico o di un partito o di un movimento, ma debba ispirare chiunque abbia a cuore il benessere ed il progresso di una comunità. Si è abituati a pensare nelle logiche degli schieramenti partitici che coloro che operano nel giusto e gli onesti siano tutti da una parte e gli ingiusti ed i disonesti dall’altra, ma la correttezza e l’onestà sono il prodotto di educazione, di regole, di standard di efficienza pubblica, e nessuno ne ha il monopolio.

Guardiamo a una politica trasversale, che privilegi il dialogo ed il confronto allo scopo di includere e fare sintesi di punti di vista differenti, venendone arricchita. Due individui che osservano uno stesso fenomeno da prospettive opposte descriveranno eventi distinti: solo dalla disponibilità al confronto la loro percezione potrà essere più completa e oggettiva, e quindi avvicinarsi.

IDEE, NON IDEOLOGIE.

La crescente esasperazione della dialettica è il sintomo più evidente di una politica che si nutre di contrasti, di schieramenti che si tramutano in tifoserie, nei quali prevale la faziosità sulla ragionevolezza, la contrapposizione a prescindere sull’approfondimento dei temi e sul buon senso. È una tendenza che storicamente si accentua nei momenti di crisi, quando la perdita di valori favorisce l’identificazione del singolo in posizioni nette e precostituite, che non sono il frutto di confronto o addirittura lo rifiutano. A questo modo di intendere la politica noi non ci abitueremo: preferiamo anteporre al peso delle ideologie il valore delle idee, liberi di valutare ogni fenomeno e assumere ogni scelta per ciò che è e che vale, senza condizionamenti e preconcetti.

Consideriamo superate le contrapposizioni ideologiche fondate su un approccio alla politica non più attuale, nella convinzione che l’affermazione dei valori universali di uguaglianza, tolleranza, umanità, legalità, rispetto, solidarietà, coerenza, onestà, pari opportunità, non possa essere prerogativa esclusiva o privilegiata di uno schieramento politico o di un partito o di un movimento, ma debba ispirare chiunque abbia a cuore il benessere ed il progresso di una comunità. Si è abituati a pensare nelle logiche degli schieramenti partitici che coloro che operano nel giusto e gli onesti siano tutti da una parte e gli ingiusti ed i disonesti dall’altra, ma la correttezza e l’onestà sono il prodotto di educazione, di regole, di standard di efficienza pubblica, e nessuno ne ha il monopolio.

Guardiamo a una politica trasversale, che privilegi il dialogo ed il confronto allo scopo di includere e fare sintesi di punti di vista differenti, venendone arricchita. Due individui che osservano uno stesso fenomeno da prospettive opposte descriveranno eventi distinti: solo dalla disponibilità al confronto la loro percezione potrà essere più completa e oggettiva, e quindi avvicinarsi.

LA SOCIETÀ CHE VOGLIAMO ESSERE.

Come la trasversalità è un valore aggiunto nel nostro modo di intendere la politica, così la pluralità è principio ed espressione di una comunità sana, florida, inclusiva e solidale. Ogni società ha infatti il dovere di favorire la libera autodeterminazione dell’individuo affinché possa realizzare ambizioni e talenti, orientamenti e desideri. Un meccanismo regolato da quattro principi:

1. Integrazione, libera da pregiudizi tanto da parte di chi integra quanto da parte di chi viene integrato;

3. Senso di appartenenza ad una comunità che condivide valori, saperi, tradizioni. Avere spirito di comunità vuol dire favorire la solidarietà, la riscoperta delle tradizioni e la crescita culturale, lo sviluppo sociale ed economico, il riconoscimento dei diritti delle minoranze, il sostegno alle fasce deboli.

2. Rispetto, inteso come percezione degli altri come soggetti portatori di interessi non necessariamente coincidenti con i nostri;

4. Futuro, come splendidamente espresso dall’art. 9 della nostra Costituzione: promuovere lo sviluppo della cultura, della scienza e della tecnica; tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico nonché l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

LA SOCIETÀ CHE VOGLIAMO ESSERE.

Come la trasversalità è un valore aggiunto nel nostro modo di intendere la politica, così la pluralità è principio ed espressione di una comunità sana, florida, inclusiva e solidale. Ogni società ha infatti il dovere di favorire la libera autodeterminazione dell’individuo affinché possa realizzare ambizioni e talenti, orientamenti e desideri. Un meccanismo regolato da quattro principi:

1. Integrazione, libera da pregiudizi tanto da parte di chi integra quanto da parte di chi viene integrato;

2. Rispetto, inteso come percezione degli altri come soggetti portatori di interessi non necessariamente coincidenti con i nostri;

3. Senso di appartenenza ad una comunità che condivide valori, saperi, tradizioni. Avere spirito di comunità vuol dire favorire la solidarietà, la riscoperta delle tradizioni e la crescita culturale, lo sviluppo sociale ed economico, il riconoscimento dei diritti delle minoranze, il sostegno alle fasce deboli.

4. Futuro, come splendidamente espresso dall’art. 9 della nostra Costituzione: promuovere lo sviluppo della cultura, della scienza e della tecnica; tutelare il paesaggio e il patrimonio storico e artistico nonché l’ambiente, la biodiversità e gli ecosistemi, anche nell’interesse delle future generazioni.

IL VALORE DELLA GENTILEZZA.

La storia è piena di politici arroganti estremamente abili nel sedurre le folle additando un nemico da combattere con dichiarazioni violente, che eccitano la gente facendo leva sulle sue paure ed inquietudini. Con slogan ossessivi di immediata comprensione e di forte impatto emotivo, vengono prospettate soluzioni semplici a problemi di grande complessità, rappresentando così una verità fuorviante. Le lingue della demagogia, in ogni epoca e a tutte le latitudini, hanno caratteristiche comuni: frasi frammentarie, vocabolario minimo, ripetizione continua delle stesse parole e delle stesse espressioni, assenza di approfondimento.

Il successo di questo stile è però effimero: è un consenso non strutturato, che si basa sulla emotività del momento, volatile; molteplici esempi sono lì a dimostrarlo. Noi guardiamo a una politica che parli in modo sobrio seguendo ragionamenti e riflessioni; che usi il linguaggio con responsabilità e che informi i cittadini con imparzialità per renderli più consapevoli.
La gentilezza, nell’opinione di molti, non si addice a un politico in quanto apparentemente incompatibile con la risolutezza, che è dote che non deve mancare in chi guida una comunità. E tuttavia è proprio l’insicurezza che induce leader deboli ad alzare la voce per
ottenere attenzione, e a mantenere modi bruschi e scostanti per ricevere rispetto. La gentilezza serve per condurre a regole il confronto, non per schivarlo.Chi aspira a guidare una comunità deve adoperarsi per non alimentare, anzi, per interrompere la catena del risentimento. Si può essere risoluti e convincenti senza prevaricare sull’interlocutore di turno. Il politico avveduto ascolta proposte e critiche, ha il senso del limite, non si prende mai troppo sul serio, sa riconoscere i propri errori. L’esibizione di una impossibile competenza universale rende di fatto il politico del tutto inaffidabile.

IL VALORE DELLA GENTILEZZA.

La storia è piena di politici arroganti estremamente abili nel sedurre le folle additando un nemico da combattere con dichiarazioni violente, che eccitano la gente facendo leva sulle sue paure ed inquietudini. Con slogan ossessivi di immediata comprensione e di forte impatto emotivo, vengono prospettate soluzioni semplici a problemi di grande complessità, rappresentando così una verità fuorviante. Le lingue della demagogia, in ogni epoca e a tutte le latitudini, hanno caratteristiche comuni: frasi frammentarie, vocabolario minimo, ripetizione continua delle stesse parole e delle stesse espressioni, assenza di approfondimento.

Il successo di questo stile è però effimero: è un consenso non strutturato, che si basa sulla emotività del momento, volatile; molteplici esempi sono lì a dimostrarlo. Noi guardiamo a una politica che parli in modo sobrio seguendo ragionamenti e riflessioni; che usi il linguaggio con responsabilità e che informi i cittadini con imparzialità per renderli più consapevoli. La gentilezza, nell’opinione di molti, non si addice a un politico in quanto apparentemente incompatibile con la risolutezza, che è dote che non deve mancare in chi guida una comunità. E tuttavia è proprio l’insicurezza che induce leader deboli ad alzare la voce per ottenere attenzione, e a mantenere modi bruschi e scostanti per ricevere rispetto. La gentilezza serve per condurre a regole il confronto, non per schivarlo.

Chi aspira a guidare una comunità deve adoperarsi per non alimentare, anzi, per interrompere la catena del risentimento. Si può essere risoluti e convincenti senza prevaricare sull’interlocutore di turno. Il politico avveduto ascolta proposte e critiche, ha il senso del limite, non si prende mai troppo sul serio, sa riconoscere i propri errori. L’esibizione di una impossibile competenza universale rende di fatto il politico del tutto inaffidabile.

LA POLITICA COME SERVIZIO E PARTECIPAZIONE.

Nella visione tradizionale delle gerarchie di una società, la classe politica occupa generalmente una posizione di vertice. La nostra prospettiva è ribaltata: pensiamo che la buona amministrazione stia alle radici di una comunità per garantirle nutrimento e mantenerla salda nella terra che l’ha generata, affinché possa così fiorire con tutti i suoi individui.
I politici mediocri compiono ogni scelta in funzione del tornaconto personale che potrà derivarne, aspirano ai privilegi del potere, considerano l’incremento del consenso a fini elettorali lo scopo principale da perseguire ad ogni costo e con ogni mezzo. Il contrario esatto dell’ideale politico che antepone sempre al “ricevere” il “dare”, alla propria gente e alla propria terra, in termini di impegno, valori, competenza, progettualità e operosità. Il disimpegno politico che molti praticano con imperturbabile rassegnazione è semplicemente sbagliato, è una fuga dalle responsabilità.

È un atteggiamento che spesso accomuna tanti rappresentanti della cosiddetta società civile, gente per bene che guarda alla politica con distacco e disincanto, che non vuole esserne coinvolta per timore di rimanerne invischiata. Se le persone competenti e per bene, abituate ad operare secondo le migliori intenzioni, si tengono lontane dalla politica, il risultato è che avranno sempre campo libero proprio coloro che corrispondono all’idea deteriore dei politici, interessati solo al proprio tornaconto. L’indifferenza dei migliori favorisce l’ascesa dei peggiori, che contribuiranno a gettare ulteriore discredito sulla politica, creando un circolo vizioso dal quale non si esce a uscire. “Libertà è partecipazione” è un messaggio politico dirompente e sempre di grande attualità.

LA POLITICA COME SERVIZIO E PARTECIPAZIONE.

Nella visione tradizionale delle gerarchie di una società, la classe politica occupa generalmente una posizione di vertice. La nostra prospettiva è ribaltata: pensiamo che la buona amministrazione stia alle radici di una comunità per garantirle nutrimento e mantenerla salda nella terra che l’ha generata, affinché possa così fiorire con tutti i suoi individui.
I politici mediocri compiono ogni scelta in funzione del tornaconto personale che potrà derivarne, aspirano ai privilegi del potere, considerano l’incremento del consenso a fini elettorali lo scopo principale da perseguire ad ogni costo e con ogni mezzo. Il contrario esatto dell’ideale politico che antepone sempre al “ricevere” il “dare”, alla propria gente e alla propria terra, in termini di impegno, valori, competenza, progettualità e operosità. Il disimpegno politico che molti praticano con imperturbabile rassegnazione è semplicemente sbagliato, è una fuga dalle responsabilità.

È un atteggiamento che spesso accomuna tanti rappresentanti della cosiddetta società civile, gente per bene che guarda alla politica con distacco e disincanto, che non vuole esserne coinvolta per timore di rimanerne invischiata. Se le persone competenti e per bene, abituate ad operare secondo le migliori intenzioni, si tengono lontane dalla politica, il risultato è che avranno sempre campo libero proprio coloro che corrispondono all’idea deteriore dei politici, interessati solo al proprio tornaconto. L’indifferenza dei migliori favorisce l’ascesa dei peggiori, che contribuiranno a gettare ulteriore discredito sulla politica, creando un circolo vizioso dal quale non si esce a uscire. “Libertà è partecipazione” è un messaggio politico dirompente e sempre di grande attualità.

IL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI.

Crediamo nel valore alto e irrinunciabile delle Istituzioni che operano all’interno della impalcatura costituzionale sulla base di ruoli, compiti e gerarchie che vanno preservati e difesi nei fatti e con le parole.

Lo Stato di Diritto è garanzia della salvaguardia delle libertà dell’uomo, alla sua base è il meccanismo di regole che l’Ordinamento Giuridico impone per disciplinare le relazioni tra tutti i soggetti che fanno parte di una comunità, inclusi i rapporti tra gli Enti chiamati a governarla ai vari livelli.
Un sistema di pesi e contrappesi che garantisce governabilità, ma al tempo stesso consente di controllare e limitare il potere di chi ha la temporanea responsabilità di governo, col fine ultimo di garantire ed assicurare il pieno e libero sviluppo della comunità e dei singoli individui.

IL RISPETTO DELLE ISTITUZIONI.

Crediamo nel valore alto e irrinunciabile delle Istituzioni che operano all’interno della impalcatura costituzionale sulla base di ruoli, compiti e gerarchie che vanno preservati e difesi nei fatti e con le parole.

Lo Stato di Diritto è garanzia della salvaguardia delle libertà dell’uomo, alla sua base è il meccanismo di regole che l’Ordinamento Giuridico impone per disciplinare le relazioni tra tutti i soggetti che fanno parte di una comunità, inclusi i rapporti tra gli Enti chiamati a governarla ai vari livelli.
Un sistema di pesi e contrappesi che garantisce governabilità, ma al tempo stesso consente di controllare e limitare il potere di chi ha la temporanea responsabilità di governo, col fine ultimo di garantire ed assicurare il pieno e libero sviluppo della comunità e dei singoli individui.

RESPONSABILITÀ E LUNGIMIRANZA.

Ciò che è giusto spesso non coincide con ciò che è utile, con ciò che “conviene”. E’ un principio ben noto a chi amministra, spesso di fronte al bivio tentatore tra ciò che serve a una comunità e ciò che serve a rinfocolare il proprio consenso.
Governare con senso di responsabilità e lungimiranza vuol dire avere come unico obiettivo l’interesse collettivo, nella consapevolezza che i risultati potranno concretizzarsi e manifestarsi solo nel lungo termine, anche ben oltre la scadenza del mandato elettorale. Il reperimento delle risorse, l’attivazione e il completamento dell’iter amministrativo e infine la realizzazione dei progetti, richiedono anni, e sarebbe velleitario pensare di abbreviare tempi e rituali imposti da una burocrazia non aggirabile.

Ciò non di meno, un buon politico come un buon padre di famiglia cerca sempre di fare del proprio meglio guardando non solo al breve, ma anche al medio e al lungo periodo, e con un occhio particolare alle future generazioni. Pensiamo a una comunità in movimento, che cammina a falcate ampie tanto quanto la lunghezza dalla propria gamba, con programmi ambiziosi ma non velleitari, con una
visione d’insieme che richiede rapidità d’azione e ostinazione, ma non fretta. Crediamo in una politica che non amministri con l’ansia dei nastri da tagliare, ma che abbia il coraggio di affrontare i problemi strutturali della propria terra, guardando in particolare all’interesse dei più giovani.

RESPONSABILITÀ E LUNGIMIRANZA.

Ciò che è giusto spesso non coincide con ciò che è utile, con ciò che “conviene”. E’ un principio ben noto a chi amministra, spesso di fronte al bivio tentatore tra ciò che serve a una comunità e ciò che serve a rinfocolare il proprio consenso.
Governare con senso di responsabilità e lungimiranza vuol dire avere come unico obiettivo l’interesse collettivo, nella consapevolezza che i risultati potranno concretizzarsi e manifestarsi solo nel lungo termine, anche ben oltre la scadenza del mandato elettorale. Il reperimento delle risorse, l’attivazione e il completamento dell’iter amministrativo e infine la realizzazione dei progetti, richiedono anni, e sarebbe velleitario pensare di abbreviare tempi e rituali imposti da una burocrazia non aggirabile.

Ciò non di meno, un buon politico come un buon padre di famiglia cerca sempre di fare del proprio meglio guardando non solo al breve, ma anche al medio e al lungo periodo, e con un occhio particolare alle future generazioni. Pensiamo a una comunità in movimento, che cammina a falcate ampie tanto quanto la lunghezza dalla propria gamba, con programmi ambiziosi ma non velleitari, con una
visione d’insieme che richiede rapidità d’azione e ostinazione, ma non fretta. Crediamo in una politica che non amministri con l’ansia dei nastri da tagliare, ma che abbia il coraggio di affrontare i problemi strutturali della propria terra, guardando in particolare all’interesse dei più giovani.